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La rivincita delle birre analcoliche

Un tempo ritenute la vergogna dell’intero comparto, oggi le birre analcoliche non hanno nulla a che invidiare a quelle tradizionali.

Il merito è del procedimento di lavorazione: una volta esisteva solo la “sottrazione” dell’alcol, ma attualmente è possibile usare delle tecniche di diluizione. La parola non va presa alla lettera: diluizione in questo caso vuol dire usare una materia prima a più basso contenuto di saccarosio, così nel processo di fermentazione verrà creata una minore quantità di alcol.

Il risultato è comunque assai interessante, e sono molte le prove cieche che hanno dimostrato che all’assaggio senza vedere le etichette, la stragrande maggioranza di consumatori non si accorge nemmeno di stare consumando una bevanda “no alcol”.

Perché consumare una birra analcolica?

Inutile girarci attorno: la birra ha un sapore unico e inconfondibile, e milioni di persone non possono farne a meno. Quello a cui rinunciano volentieri, però, è il senso di ebbrezza, ed è per questo che le birre analcoliche mettono d’accordo tutti.

C’è chi vuole un sorso della sua bevanda preferita ma deve rispettare regole severe al lavoro, per esempio.

Oppure chi vuole rilassarsi senza perdere lucidità: per esempio per guardare un programma televisivo, per giocare ai videogiochi, come Blackjack 21 su Unibet, per passare tempo con gli amici. E poi c’è chi non può bere alcolici per motivi religiosi: non solo musulmani, ma anche chi rispetta il periodo quaresimale prima di Pasqua, o addirittura chi lo fa per motivi etici, come insegna la popolare iniziativa virale “Dry January”, che si ripete ogni anno.

Per tutte queste tipologie di consumatori la scelta non è più limitata, e anche nella GDO è possibile reperire birre analcoliche di assoluto livello, e dai prezzi decisamente abbordabili. Di seguito, ne abbiamo elencate alcune delle migliori.

Le migliori birre analcoliche in commercio

  • Tourtel: è la veterana della scena, con una grande visibilità dovuta alle massicce campagne pubblicitarie, specie quelle degli anni Ottanta. Con questa birra si va sul sicuro: il suo contenuto di alcol è pari allo 0%.
  • Moretti Zero: da uno dei “padroni” della scena della birra in Italia, un’opzione che accontenta astemi & Co. Con un tasso alcolico dello 0%, senza rinunciare al tipico gusto Moretti. Tanto è vero che ha vinto diversi premi a esposizioni specializzate (compreso il leggendario International Beer Challenge di Crawley, in Inghilterra).
  • Beck’s Blue: una linea dedicata agli astemi da parte del popolare birrificio tedesco. Sapore e colore praticamente indistinguibili da quelli della Beck’s classica.
  • Feldschlösschen Alkoholfrei: una lager senz’alcol dalla rinomata casa produttrice svizzera, la più famosa presente nel territorio dei nostri cugini elvetici. Oggi fa parte della grande famiglia commerciale della Carlsberg, ma non ha perso l’attenzione artigianale al dettaglio e ai propri clienti.
  • Brooklyn Brewery Special Effects: una solida lager newyorkese che occhieggia ai gusti (e al portafoglio!) di chi nella birra cerca anche un che di artigianale – e la scena delle craft beer va fortissimo, in effetti, in questo momento!
  • 0.0: si acquista su zeroalcol.com, portale dedicato a chi vuole bere analcolico (disponibili anche diversi tipi di vino!) e sarà gradita agli amanti del minimalismo: il design semplicissimo ne fa un oggetto di grande bellezza. Oltre all’alcol è anche completamente priva di conservanti.
  • Bavaria 0.0: un colosso delle birre in lattina, famoso in tutto il mondo, si piega al cambiamento di gusti della propria clientela… astemia. Oltre alla classica lager, ci sono anche la 0.0 profumata al limone, gusto estivo per eccellenza, e la meno consueta profumazione alla pesca, più particolare e sicuramente più gradita ai consumatori nordeuropei.
  • Birra Italiana Coop Analcolica: non fatevi ingannare dall’etichetta (o meglio… non fate gli snob!). Dietro questa ottima birra venduta nella catena di supermercati di base in Emilia Romagna c’è il birrificio Pedavena, di recente acquisito da Heineken ma nato nel lontanissimo 1897. Lì le lavorazioni continuano come da tradizione, e dalla lunga esperienza di Pedavena nasce questo prodotto, che tiene testa a “colleghi” ben più blasonati.

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